sabato 3 novembre 2007

Senza soldi e col "cicino" di fuori possiamo sentirci ricchi?


Sentirsi ricchi anche se nudi e col cicino di fuori. Sentirsi ricchi anche se poveri in canna e senza un soldo in tasca. Sentirsi ricchi anche senza un lavoro. È possibile? O è solo un paradosso, una masturbazione filosofica?
Ma cosa si intende con la parola ricchezza? Vediamo…
Ricchezza è stare bene con se stessi. Ricchezza è la forza di un sorriso. Ricchezza è avere una famiglia. Ricchezza è non far mancare il necessario a tua moglie e ai tuoi figli. Ricchezza è avere un riparo, avere di che mangiare, avere i soldi in tasca per chiamare un medico e comprare le medicine.
Ricchezza è avere sempre fiducia nella vita, oggi e domani. Ricchezza è esaltarsi per le proprie capacità e competenze, anche se minime. Ricchezza è emozionarsi di fronte alla crescita del proprio bambino. Ricchezza è avere i mezzi per pagare l’affitto o la rata del mutuo della casa. Ricchezza è comprare il giocattolo tanto desiderato da tuo figlio. Ricchezza è avere un’occupazione. Ricchezza è avere un guadagno dignitoso. Ricchezza è avere un lavoro che ti piace. Ricchezza è avere il tempo libero per coltivare i tuoi hobby. Ricchezza è essere rispettati e accettati dalla comunità in cui si vive. Ricchezza è ricevere un complimento disinteressato. Ricchezza è scorgere un barlume in lontananza in un tunnel buio. Ricchezza è trovare la forza di rialzarsi quando ci sembra che il mondo ci sia caduto addosso. Ricchezza è trovare, comunque, la forza di andare avanti anche se sei mortificato, deriso, emarginato, sopraffatto, ostacolato, internato. Ricchezza è riuscire a non perdere la speranza in un campo di concentramento. Ricchezza è saper provocare la scintilla per farsi venire un’idea per riemergere dagli abissi. Ricchezza è trovare la fonte di ricchezza dentro di noi e riuscire a far sbocciare un fiore nel deserto. Ricchezza è far sentire dei poveracci i ricchi arroganti soltanto con la nostra fiera e felice ricchezza interiore. Ricchezza è sentirsi potenti e ricchi senza niente. Possiamo essere ricchi anche senza gioielli, senza portafogli, senza vestiti e con il cicino orgogliosamente di fuori, en plain air.
Basta volerlo! Basta convincersene!
Lo stesso principio vale anche per chi prova vergogna ad avere il cicino piccolo, specialmente quando sfigatamente si ritrova a lavarsi in una doccia pubblica frequentata da attori porno superdotati. È la stessa cosa che sentirsi poveri, umiliati, depressi e bersagliati dalla sfortuna.
Ma possiamo infelicitarci la vita o addirittura ucciderci a causa di un cicino o di qualsiasi altra cosa che sia una cicinata?

iliubo
(© materiale originale, se adoperato al di fuori da questo blog riportare la dicitura: "autore iliubo - tratto da: www.iliubo.blogspot.com")

giovedì 1 novembre 2007

Biglietto d'ingresso per entrare nei cimiteri e commemorare i cari defunti


Bagarinaggio nei cimiteri. I cari defunti sono diventati carissimi. Nelle giornate dedicate alla commemorazione dei morti, si è istituito il ticket di ingresso per i visitatori dei camposanti. Si paga un bigliettone da dieci euro a persona per oltrepassare la soglia dell’ultima dimora e recarsi nella tomba di famiglia per depositare un lumino, per deporre un mazzo di fiori, per recitare una preghiera in suffragio. Si paga solo l’1 e il 2 novembre, solo nei giorni dedicati ai defunti. Una famiglia media, composta da cinque persone, arriva a pagare cinquanta euro. Pagano pure i neonati. Pagano pure i fedeli cani. Pagano tutti e nessuno si lamenta. I dolori sono altri.
Nei giorni dei morti ci accolliamo tutto.
I rimanenti giorni dell’anno l’ingresso è gratuito ma non ne approfitta nessuno. Per 363 giorni l’anno, i cimiteri sono vuoti. Non ci va nessuno. Tutti rimaniamo a casa a commemorare noi stessi. L’1 e il 2 novembre, invece, le città si svuotano. Andiamo tutti al cimitero per ricordare i nostri cari, fare qualche chiacchierata con i familiari di altri cari e timbrare il cartellino. Non importa se una rosa il 31 ottobre ti costava 50 centesimi e il giorno successivo la paghi fino a 25 euro. Non importa se un mazzo di fiori il 31 ottobre lo pagavi 10 euro e il primo novembre, con un prezzo di favore e a lungo mercanteggiato, sei costretto a staccare un assegno da 500 euro. Non importa se per parcheggiare la macchina in quadrupla fila devi pagare 75 euro al posteggiatore abusivo e una multa da 750 euro per grave violazione del codice della strada.
Al cimitero ci vai, ci devi andare l’1 e il 2 novembre. È usanza. Ci vanno tutti e ci dobbiamo andare pure noi, in composto pellegrinaggio. E se ti chiedono 10 euro per l’ingresso al camposanto, mica ti cambia la vita? Specialmente se te li chiedono dopo avere pagato il mazzo di fiori, il kit di lumini, l’impresa di pulizie funebri, la ditta di parcheggio abusivo e la polizia municipale per avere lasciato l’automobile davanti al cancello del cimitero cittadino ostruendo il traffico pedonale. Di fronte a tutto questo, dieci euro di ingresso al camposanto ti sembrano quasi quasi un regalo. Dieci euro ti sembrano così irrisori che cerchi il bagarino di turno per pagargli un ticket maggiorato. Più paghi e più importante diventa la cosa comprata.

iliubo
(© materiale originale, se adoperato al di fuori da questo blog riportare la dicitura: "autore iliubo - tratto da: www.iliubo.blogspot.com")
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