venerdì 12 giugno 2015

Che ci fanno due Raimondo Moncada a Caltabellotta? Senza pace il Dedalo Festival

Raimondo Moncada nel paese natale di Raimondo Moncada. Sì, proprio così. Ma chiariamo subito. Il secondo Raimondo Moncada, detto anche Guglielmo, è il nobile che ha ispirato il romanzo di Andrea Camilleri “Inseguendo un’ombra”, edito da Sellerio, e il libro di Angela Scandaliato e Licia Cardillo Di Prima "Flavio Mitridate. I tre volti del cabbalista" pubblicato da Dario Flaccovio editore. Il primo Raimondo Moncada, detto anche Raimondo, è l’autore del romanzo “Mafia ridens (ovvero il giorno della cilecca) edito sempre da Dario Flaccovio editore.

Cosa hanno, dunque, in comune i due Raimondo Moncada? si chiederà il paziente lettore riuscito ad arrivare a questo punto del testo. 

Una domanda lecita come lecito dovrebbe essere l’istituzione di un’apposita commissione di studio per dare una risposta alla lecita domanda. In attesa di ogni lecito esito, possiamo solo dire, adesso e con certezza, che il primo Raimondo Moncada è stato testé invitato a partecipare alla prossima edizione del Dedalo Festival di Caltabellotta, l'originale e oramai affermata e apprezzata rassegna di arti libere ideata e diretta dall'eclettico e bravissimo musicista Ezio Noto. 


Raimondo Moncada, parliamo ancora del primo, pur avendo nel suo curriculum esperienze musicali, non è stato invitato per le sue doti canore e sonore (fin da piccolo ha imparato a fischiare e a fare le pernacchie, cosa non così alla portata di tutti). Raimondo Moncada il Primo è stato invitato a presentare il suo libro, “Mafia Ridens” a una iniziativa collaterale, ma sempre collegata alla manifestazione principale. Per capirci, la notizia l’ha lanciata la pagina ufficiale di Facebook dell’organizzazione, con la pubblicazione della copertina del libro di Moncada e la comunicazione: “Dove il buon giorno si sente dal mattino” una montagna di libri al Dedalo Festival 2015 – 31 luglio e 1 agosto – Dedalo Festival Caltabellotta

Felice il Moncada, il primo Moncada, che ha postato su Facebook la propria soddisfazione: “Al Dedalo Festival, tra cultura, cultori, culturisti, musica doc e sunati dark
Chissà se verranno i parenti del Moncada, parlo del secondo Moncada, l’avo nato intorno al 1450 proprio a Caltabellotta? Perché il primo Moncada è nato ad Agrigento. Sia chiaro. Lo sapremo alla Montagna di Libri. E se i parenti dell'avo non andranno alla Montagna, sarà la Montagna ad andare dai parenti bussando alle porte di ogni Moncada

Insomma, si è capito, sarà un Dedalo Festival senza pace, molto movimentato, una edizione che già si annuncia straordinaria, ricca di eventi e di personaggi. Si sentirà tutto il mistero, la storia e il profumo di Sicilia. Saremo tutti a Caltabellotta ad abbeverarci alla fonte dell'arte, e a fare pace con noi stessi. 

iliubo 



mercoledì 10 giugno 2015

Facebook e le malattie social

Sfogatoio? Confessionale? Realtà appannata? La soluzione di tutti i problemi del mondo? Cosa è Facebook? Fa venire malattie incurabili e contagiose? 
Me lo sono chiesto ieri, non oggi. E ieri stesso, non oggi, mi sono dato alcune risposte, cercando di avvicinarmi alla definizione più appropriata riflettendo sui miei primi anni vissuti social.
Vediamo.  

Facebook non è la realtà, intendo la realtà che vivi con i cinque sensi (ovvio, ma non così tanto ovvio). Non è neanche lo specchio della realtà o una sua pura deformazione. Non è solo un luogo virtuale (troppo semplicistico definirlo virtuale perché in tanti ci sono dentro anche fisicamente, dalla testa ai piedi). Non è un luogo solo socievole, dove con socievolezza socializzi con tutti gli amici che la pensano o non la pensano come te. Non è solo una piazza né la sala contenuta di un bar. Non è una semplice dimensione, perché di dimensioni ne ha diverse estendendosi in tutti i continenti della terra e anche in quelle spaziali.  

Facebook non è solo uno spazio pubblico o uno spazio privato. Non è neanche un eremo. Non è un antro solitario, ma puoi decidere di starci da solo non accettando alcuna amicizia nemmeno quella del tuo migliore amico (ti limiti a guardare, a leggere, a fare da spettatore attivo). Non è luogo di esclusivo anonimato perché comunque, anche sotto copertura, una identità te la dai e a quella devi rispondere: se sei un maschio e ti presenti come una utente femmina devi comportanti come femmina in pensieri, parole, opere e omissioni (attenzione alle crisi di identità, a lungo andare si rischia di diventare quello che si afferma di essere). 

Facebook non è solo luogo di battaglia: in tanti ci fanno la guerra o terrorismo, ma in tanti coltivano sincere amicizie, compongono poesie e frasi a effetto, danno origine a illuminanti riflessioni. Non è neanche una tribuna politica anche se in molti ormai ci fanno politica. Non è una centrale operativa o un centro di potere o di comando anche se siamo facilmente controllabili. Non è un luogo di libertà dove ognuno è libero di fare e di dire tutto ciò che vuole anche con post offensivi, denigratori, calunniosi, diffamatori (qualcuno parla pure di dipendenza patologica, una malattia contagiosa da curare).Non è neanche un'aula di tribunale anche se si usa per celebrare processi senz'appello.   

Facebook non è la vita, anche se in tanti stanno tutto il giorno connessi con i cellulari in mano, sempre accesi, in attesa della sonora notifica, dell'agognato “mi piace” o del commento ricercato, riponendo fiducia cieca nella scienza che dice che il cellulare non fa male o, più precisamente, non ci sono prove che dimostrino con innegabile oggettività, che faccia male. 

Facebook non è il surrogato di un buon libro. Non è il sostituto di giornali o di telegiornali (girano in rete tante incontrollate bufale create ad arte e, nella disattenzione o overdose di contenuti, credute vere notizie). Non è un’enciclopedia né un dispensatore di risposte o soluzioni indiscutibili. Non è solo uno sfogatoio, un confessionale o un contattatoio o un mezzo di comunicazione. 
 
Nella sua variegata complessità, penso che Facebook si avvicini molto a una sorta di luogo di rappresentazioni. Ognuno di noi si rappresenta come vuole (anche diversamente da com'è nella vita reale perché il mezzo ti aiuta e dunque: primattore, eroe, scienziato, salvatore della patria... oppure ombra, fantasma ecc.). E ognuno di noi rappresenta la sua realtà come crede, credendo o facendo finta di credere che sia la realtà vera, la direzione vera, la verità vera. Io mi sento spesso Goldrake. 

Raimondo Moncada 
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