martedì 15 settembre 2009

Porci allo spiedo contro l’influenza suina


Dopo la febbre degli uccelli, arriva inevitabile la malattia dei porci. E si diffonde il panico e si diffonde la paura. E' ancora una volta psicosi. La gente, confusa, qualche anno fa si chiedeva se fossero gli uccelli i colpevoli della nuova peste del terzo millennio, l'aviaria, così come era stato nel secondo millennio per l'Aids. Adesso la stessa domanda: l’influenza suina è provocata dal nostro essere porci?
Ogni giorno è uno stillicidio di notizie che si accavallano, si inseguono, si sorpassano con manovre mozzafiato nei tg, nella carta stampata. Si parla continuamente di trasmissione della malattia dall’animale suino all’uomo-animale-porco con elevate percentuali di mortalità.
La macchina dell’informazione sta travolgendo tutti seminando il terrore. Si è inizialmente parlato di pandemia, di virus virulento, aggressivo, letale con inevitabile diffusione planetaria e morti a go go. Si sono fatte interviste a specialisti specializzati. Si sono dispensati utili consigli per la prevenzione, il trattamento. Si sono predisposti i reparti per la cura delle malattie infettive nelle strutture sanitarie e ospedaliere a cui rivolgersi in caso di sintomi suini conclamati. C’è chi ha parlato di picchi in autunno, chi in inverno. C'è chi ha paventato pericoli per l’economia in ripresa che potrebbe essere messa in ginocchio dai tanti lavoratori colpiti dall'influenza maiale. I nostri ministri della salute hanno cercato di recente di buttare acqua sulla brace del porco. Hanno cercato di rassicurare la popolazione che il virus è più innocuo del previsto e che il governo ha in ogni caso preparato un piano di vaccinazione che porrà rimedio alle conseguenze dell'influenza. Saranno vaccinati tutti, a partire dalle categorie più a rischio compreso il personale dei servizi pubblici essenziali: medici, infermieri, appartenenti alle forze dell’ordine, bambini, anziani, ammalati. Ma perché per mesi e mesi ci hanno allora rotto i maroni (leggi pure palle!)? perché ci hanno allarmato a tal punto che abbiamo pensato che fosse arrivata la fine del mondo e con la fine del mondo anche la fine dell’uomo e con la fine dlel'uomo anche la fine del porco e dell’uomo-porco?
La verità è che, comunque vadano le cose, a guadagnarci saranno le industrie farmaceutiche impegnate da mesi a produrre migliaia, milioni di vaccini. Si guadagna oltre che sulla morte anche sulla paura della morte, come ha ben spiegato Raimondo Moncada nel suo libro/saggio umoristico "Ti tocca anche se ti tocchi". Più paura si diffonde per la paura della fine del mondo, più salvavita si producono e più business si fa. Alla faccia del porco!
Il virus A H1N1, sentiamo dalla viva voce di alcuni speciali specialisti, si diffonde a vista d’occhio. Il virus fa a gara con le emissioni solari per vedere chi è più veloce della luce. E mentre il virtus fa il giro del mondo, i nostri lettori ed elettori ci bersagliano di interrogativi. Dal terzo mondo ci arriva, tramite facebook, questa domanda disperata:
Mi ingozzo parcamente di salsiccia, bistecche, salame, mortadella, pancetta, prosciutto, zampone, cotechino e penso con ansioso timore all'influenza dei porci che, porcamente, potrebbe influenzarmi. Mi dovrò vaccinare come specie a rischio?
Altri ci chiedono semplicemente: cosa fare? dove andare? come salvarsi dalla febbre della salsiccia? come evitare il contagio? a chi bussare con le mani pulite? quali vaccini inocularsi?
C'è stato un nostro amico che ci ha chiesto infine: ma il virus è una cosa seria?
Questa sì che è una domanda da porci.
Una soluzione radicale, che ci consigliamo di suggerire agli esperti espertari, è quella di eliminare il porco prima che il porco elimini noi. I nostri amici cuochi (vedi foto) consigliano di utilizzare lo spiedo per eliminare i porci più gustosi e mangiarseli ben cotti.
Per addolcire l’allarme, gli strateghi della comunicazione hanno cominciato a modificare il linguaggio e a utilizzare sempre di più gli eufemismi. Si evita di parlare di febbre dei porci, di influenza suina, scegliendo una terminologia scientifica meno terrificante. La parola maiale è stata così messa al bando, cancellata. Si parla solo di virus A H1N1, terminologia più vicina al linguaggio della casalinga, del pensionato, dell’operaio, dell’analfabeta, dell'allevatore, dell'allevato porco suino.
Con il contagio dal porco, non si diventa porci ma ci si ammala di influenza A H1N1.
Semplice! Per modo di dire.
Ma, intanto, dagli allevamenti suini, ci arriva una notizia sconvolgente: anche i porci hanno paura dei maiali. In molti, per l'angoscia di essere infettati, si suicidano preferendo la morte allo spiedo. E', insomma, psicosi suina. Le autorità sanitarie hanno all'uopo costituito una task-force di psicologi per attutire l'impatto della malattia che, al momento, sembra più una patologia psicologica.

Per approfondire l’argomento, vi consigliamo di leggere il capitolo “Uccellofobia” del nostro libro umoristico preferito: “Ti tocca anche se ti tocchi” dello scrittore Raimondo Moncada.

Iliubo

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