martedì 22 aprile 2008

Creare ricchezza dal nulla


Il nulla ci può rendere ricchi. Non che il nulla sia ricchezza. Ma dal nulla si può creare ricchezza. È un assunto rivoluzionario. Un’affermazione che prima d’ora non si era mai sentita. Il concetto viene ricavato dalle opere del più celebre filosofo e letterato del mondo: Salvatore Gioacchino Petrapapula.
In “La miniera d’oro del nulla ammiscatu cu nenti”, Petrapapula scrive: “La ricchezza è fondamentale per rendere ricco il popolo. Senza ricchezza c’è povertà, desolazione, schiavitù. La preoccupazione primaria dell’umanità, deve essere quella di produrre ricchezza anche dal nulla. Se ci pensi si può. Basta scoprire la chiave”.
Petrapapula dà una speranza a chi non possiede niente, a quei popoli che non hanno oppio, a chi non ha un conto in banca, a chi non lavora, a chi non ha pozzi di petrolio, a chi non è banchiere, ai ladri che rubano per diventare ricchi, ai tanti cercatori d’oro disperati che non riescono a trovare neanche una pepita arrugginita, a chi non ha un pezzo di corda buona neanche per emulare Giuda. Petrapapula ha gettato le basi per la costruzione di una nuova idea di futuro. Le sue idee ci consentono di saltare un presente esausto, depresso, sfiduciato. Un presente in cui aumenta la disoccupazione, sale l’inflazione, si alza il costo della vita, si assottigliano le risorse, si esauriscono le materie prime, aumentano i consumi di energia, diminuisce la ricchezza e in molti si ritrovano con culo per terra. La popolazione mondiale cresce di numero ma la ricchezza non è sufficiente per tutti, concentrandosi in poche aree e in poche mani. C’è ancora fame. C’è ancora chi muore per mancanza d’acqua e cibo. Non tutti si possono permettere il leccalecca. Non tutti hanno i mezzi di sussistenza e non tutti hanno gli strumenti culturali per uscire dal tunnel della povertà materiale e spirituale. Salvatore Gioacchino Petrapapula irrompe sulla scena internazionale come il nuovo messia del terzo millennio. Ci incita a costruire la ricchezza dal niente. Dai rifiuti si è riusciti a ricavare energia e dunque ricchezza. Perché dalla condizione di nientezza e nullità non fare la stessa cosa? Abbiamo un corpo, abbiamo un cervello, abbiamo la genialità, abbiamo la fantasia, abbiamo l’immaginazione, abbiamo la forza di volontà, abbiamo il culo a terra che ci sostiene. Anche se abbiamo le tasche vuote, anche se abbiamo lo stomaco che ulula dalla fame, una via d’uscita c’è sempre. L’idea, una buona idea, è quella che conta. C’è chi si è addirittura inventato il mestiere del gradino. Va all’aeroporto e si distende ai piedi della scala che conduce alla porta di accesso all’aereo. La stessa cosa si può fare alla stazione dei taxi, degli autobus, nei porti. L’uomo-scalino è comodo, pratico, mobile, pronto.
Nel niente meglio di niente!
Il mondo è troppo dominato dalla tecnica, dalla tecnologia, dagli attrezzi, dai computer. Le macchine hanno letteralmente rubato il lavoro a tante generazioni. Se il lavoro lo fanno le macchine e se il lavoro finora ha rappresentato l’unica fonte di ricchezza, cosa resta da fare per campare?
Tutto è stato automatizzato. L’uomo non serve più. È diventato inutile all’economia. I nuovi imprenditori assumono computer e robot per lavorare non solo nelle fabbriche ma anche nelle campagne. Bisogna reinventarsi nuovi lavori e nuove fonti di ricchezza. Bisogna essere competitivi. Bisogna riuscire a fare ciò che le macchine non faranno mai. Bisogna ripartire da zero. Vi consigliamo di leggere molto attentamente i preziosi consigli di Salvatore Gioacchino Petrapapula contenuti nell’opera omnia “La miniera d’oro del nulla ammiscatu cu nenti”.

A fianco "Lo stenditore di panni", immagine tratta da una foto della fotografa londinese Samantha Capitano.

Iliubo

(© materiale originale, se adoperato al di fuori da questo blog riportare la dicitura: "autore iliubo - tratto da: www.iliubo.blogspot.com”)

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