mercoledì 3 settembre 2008

Londra, la cultura vale zero


Venite a Londra, pero' portatevi i picciuli, ovvero li sordi, ovvero li grana, ovvero la munita, ovvero tanti euri sonanti. La citta’ e’ bella, piena di fascino e ti lascia stordito per la sua unicita', ricchezza e vastita’. La stiamo tastando in questi giorni per voi che avete deciso di fare una vacanza all’estero, per voi che avete deciso di cambiare aria, per voi che avete deciso di allenare la lingua inglese con gli inglesi e non con i maestri madre pirla.

Londra merita, e’ un po’ cara, ma merita.

Oggi siamo andati in avanscoperta. A Londra c’e’ tutto, ma per viverci dignotosamente c’e’ bisogno, dannazione!, della pila, ovvero di li dinari, ovvero dei sesterzi. Per adattarsi al carovita del Regno Unito, dell'United Kingdom, consigliamo di acquistare un adattatore per prese elettriche domestiche. Il sistema in Inghilterra e’ diverso rispetto all’Italia. Nel paese della regina Elisabetta (effigiata in tutte le costose banconote), per chi non lo sapesse, nelle case domestiche ci sono le prese della corrente a tre buchi e con i pertugi rettangolari. Ragion per cui l’asciugacapelli, il rasoio elettrico o la lavatrice portati da casa italiana senza l’adattatore adatto ad adattare prodotti italiani oltre Manica non potrebbero funzionare in England. Lavatrice e frigorifero italiani sarebbero peso in piu’ nella valigia.

L’adattatore e’ il primo acquisto che si deve fare perche' dall’acquisto capisci tutto: capisci quanto costa vivere a Londra. L'adattatore elettrico diventa piu' che altro un adattatore psicologico. Questo aggeggio, che in Italia compreresti al massimo due euro dal piu’ caro dei commercianti truffaldini, in Inghilterra l’ho pagato 4 pounds (sterline) e mezzo: quasi 8 euro, circa sedicimila lire delle compiantissime lire italiane!

Cosi’ e’ la vita.

Con lo stipendio italiano, gli italiani non arrivano piu' a coprire in Italia la terza settimana del mese. Con lo stipendio italiano, gli italiani non arriverebbero a coprire a Londra la meta' della seconda settimana del mese.

Ma vale la pena venire in Inghilterra. Trovi tuo fratello, trovi tua cognata, trovi la sorella di tua cognata, trovi il marito della sorella della moglie di tuo fratello, trovi la figlia della sorella di tua cognata, trovi i tuoi parenti che dopo essersi fatto il mazzo (non di carte e neanche di fiori) si sono sistemati, integrati e fatti apprezzare; trovi una parte di te, della tua famiglia, del Villaggio Mose' e di Montallegro che e’ emigrata fuori dall’Italia per realizzarsi; trovi una comunita’ straniera accogliente che da’ spazio a chi sa fare e a chi vuol lavorare; trovi una vita sintonizzata con la modernita’; trovi gente laboriosa; trovi tutte le case con il giardino; trovi una citta’ con tanto verde e tanta pulizia; trovi il culto delle tradizioni; trovi quartieri di lusso dove abitano le star del cinema mondiale; trovi gente che fa la rivoluzione se gli togli la cabina telefonica in tipico legno dipinto di colore rosso Maranello-Ferrari; trovi un popolo che ama la corona, i coronati e le coronarie; trovi persone che parlano una lingua che non conosci e che ti risulterebbe incomprensibile se non fosse per tuo fratello e tua cognata che te la traducono all'istante, da bravi human translator, senza difficolta’ dopo averla imparata con gli inglesi madre lingua in quattro anni di permanenza a Londra; trovi tutti i musei dove si entra gratis (che bello!) per vedere un Van Gogh, un Canaletto, un Michelangelo, un Monet, un Renoir, un Turner, un Picasso, una stele di Rosetta, una mummia egizia, uno scheletro di dinosauro (l’abbiamo provato visitando la National Gallery e lo proveremo andando nei prossimi giorni al British Museum: da bravi italiani, se e’ gratis si corre!). A Londra paghi tutto, paghi anche l’aria che inquini con il duro lavoro intestinale, paghi guardando le vetrine con i preziosi ori di Tiffany, ma non paghi la cultura, non paghi la memoria dei popoli, non paghi la conoscenza che si trasmette e si contagia. La cultura in Inghilterra non ha prezzo ed e’ per tutti, anche per i morti di fame. Tutti hanno diritto alla conoscenza. Anche noi italiani entriamo gratis, all'ingresso non ti chiedono il passaporto, non ti chiedono se sei ricco o povero, se sei colto o ignorante, se sei bianco o nero, se sei cattolico o ebreo, se sei inglese o siciliano.

Domani, prometto, vedro' di trovare un po' di tempo per andare a parlare con il primo ministro o la regina per far applicare lo stesso sistema con le case, il cibo e i pub. Tutti hanno diritto di dormire, mangiare e bere gratis!

P.s. Mi scuso con i lettori italiani per gli orrori ortografici. Per scrivere questo post ho utilizzato una tastiera inglese di un compiuter Acer in cui non ho trovato tasti con vocali accentate. Per simulare l’accento, ho utilizzato l’apostrofo.

iliubo

(corrispondenze da Londra)

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