sabato 6 novembre 2010

Il pelo nell'uovo che fa gola


Cerchiamo troppo l’ombra e non la luce. Cerchiamo troppo spesso il pelo nell’uovo e nelle frittate. Vediamo solo la pagliuzza nell’occhio degli altri e non vediamo la trave e il palo conficcati nei nostri bulbi oculari. È un’epoca strana, di conquiste incredibili, ma in cui puntiamo sempre di più la nostra attenzione, le nostre migliori energie troppo sul male. È andata a finire che siamo diventati dei poli negativi capaci solo di vedere solo i peli e non più l'uovo. E' andata a finire che siamo diventati esperti, nella nostra riconosciuta scienza e supercapacità, di criticologia:
Questo non va bene! Quest’altro non ne parliamo! E perché è stato fatto così! E perché è stato fatto cosà! E si poteva fare diversamente! E' evidente che sei un incapace! Sei un inefficiente! Sei brutto! Sei un mostro! Sei da buttare!
È come se esistesse al mondo solo il negativo, il marcio, il buio, il nero, l’oscurità. Apri un giornale e ci sono terremoti, stragi, omicidi, casi di pedofilia, abusi, stragi, attentati terroristici, la crisi dell’economia, la perdita di posti di lavoro, lo zio che ha strangolato la nipote, il prete pedofilo, il politico che ha preso la tangente, la mafia che estorce e che comanda e che uccide.
Sembra non esserci via di scampo. Dove ti giri ti giri c’è solo e sempre il male che si amplifica, che ti entra da ogni parte delle orecchie, che ti penetra, che ti stupra l’animo. Accendi la tv ed è la stessa litania: gli italiani amano la cronaca nera! e la televisione si adegua arrivando fra poco a intervistare il morto con un inviato speciale nell'aldilà. Accendi la radio idem con patate, con le voci delle vittime che parlano dei carnefici e i carnefici che spiegano come hanno ammazzato nei minimi particolari, sollecitati a utilizzare un linguaggio semplice per essere compresi anche dai bambini.
Ci stiamo deformando il cervello, ci stiamo deformando la visione, ci stiamo deformando la percezione. Ci balena l'intuizione di vivere in una società che è diventata o sta diventando depressa, bombardati da un sistema della comunicazione onnisciente, onnipresente, onnipotente. E quando si è depressi si vede tutto nero, si pensa tutto nero, si riflette tutto nero, si ragiona tutto nero. I colori brillanti dell’arcobaleno, nella quiete dopo la tempesta, quasi non li notiamo più nel cielo. Siamo troppo concentrati a vedere le nuvole nere, ad attendere le previsioni meteorologiche dei prossimi uragani per tralasciare l'azzurro cielo, per tralasciare l’arcobaleno che riteniamo un fenomeno infantile, una perdita di tempo. Pensiamo, invece, che il cielo non è azzurro ma pieno di smog, frastornato di rumori del traffico. E pensiamo facendoci distrarre dalla rilassante musica dell’I-pod sparata a tutto volume nei timpani, oscurandioci la vista del mondo con un paio occhiali da sole. Non vediamo più i colori naturali della natura, non sentiamo più la sinfonia della vita. Tutto è come diventato notizia, perché viviamo in un mondo basato sull’informazione e sulla comunicazione (tv, stampa, internet, cellulari ecc.) che ha una grande influenza sull’opinione pubblica, che ha una grande influenza sul modo di pensare, che ha una grande influenza sul modo di riflettere di ogni singolo individuo. Noi pensiamo quello che ci fanno pensare. Noi pensiamo quello che altri pensano. E siccome fa notizia il sangue, fa notizia il lutto, fa notizia lo stupro, fa notizia la morte, fa notizia la violenza, fa notizia ciò che non va, è come se esistesse solo il male, solo una realtà contagiata, violenta, storpia, ladra, assassina. Fa notizia anche la ciabatta che in uno sperduto paesino dell'Australia ha inavvertitamente sfiorato una formica operaia.
San Francesco non fa notizia con il suo preedicare il ritorno alla natura e alla semplicità. Il guru orientale che predica il ritorno a se stessi non fa notizia. Il poeta che scrive un capolavoro lirico non fa notizia. Il bimbo che impara a parlare non fa notizia. Il fiore che spacca l'arido deserto non fa notizia. E se non fanno notizia le meraviglie della vita è come se le meraviglie non esistessero. È come se non ci fossero. E' come se Adamo, invece di vedere la bellezza di Eva, si lamentasse continuamente col Padreterno del perché non somigliasse alle pelose scimmie e non gliel'avesse consegnata depilata. E se lo straordinario, il bello del mondo non vengono fuori, per noi speciali mortali esistono solo il brutto, la mediocrità, l’incapacità, la sofferenza che danno origine a critiche, a biasimi, a condanne, a polemiche a valanga, a pugni sul petto. Viviamo in un sistema malato che ci vuole fare ammalare se già non siamo ammalati. Si sa ormai tutto di tutti o si vuol sapere tutto di tutti. La nostra stessa interiorità è ormai messa a nudo nella piazza di internet. Ma alla fine non sappiano niente di profondo, niente di vero. Alla fine siamo solo più fragili di prima e non facciamo altro che sbatterci la testa al muro, sbattere la testa contro altre teste e fare anche i replicanti del negativo, nel gioco dell'amplificazione, nel gioco della proliferazione del male nella gogna virtuale. Anche io mi sono lasciato prendere scrivendo male del male.
Spegniamo tutto, per riascoltare di nuovo la vita delle origini.

fonte: www.raimondomoncada.it

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