venerdì 18 gennaio 2008

Ingrato oblio dei cavoli, grembo materno naturale per tante generazioni


Dimenticarsi dei cavoli! Come si fa? Siamo un popolo ingrato, con la memoria corta. Sfruttiamo cose e persone e poi le mettiamo da parte gettandole come ricordi-rifiuti nel cassonetto dell'oblio. È stato il triste destino del cavolo in tutte le sue note, nutrienti e gustose varietà (Cavolo Broccolo, Cavolo broccolo ramoso, Broccoletti, Cavolfiore o Cavolo bianco, Cavolini di Bruxelles, Cavolo cappuccio, Cavolo cinese, Cavolo marino, Cavolo nero, Cavolo verza).
Generazioni e generazioni di uomini e donne si sono succedute per tanti millenni grazie a questo materno ortaggio. Nascere sotto i cavoli era una favola! Così poetico! così romantico! così naturale ed ecologico! Non c’era bisogno di fare drun drun per concepire un bambino. Fare drun drun (grazie ai cavoli!) era sicuro al cento per cento. Fino a qualche decennio fa si faceva drun drun solo per il piacere del drun drun. Non c’era rischio di gravidanze indesiderate. Il cavolo offriva una contraccezione naturale, blindata, economica. L’anticoncezionale vegetale proteggeva la gaudente coppia che si poteva così esibire in camera da letto con piacevoli giochi di prestigio. L’accavallamento di più impegni non era un problema.
Per i figli? Pensava a tutto il cavolo. Per il trasporto interveniva invece la cicogna, con consegna del pacco regalo a domicilio.
Adesso la scienza e l’amore per la verità hanno distrutto una consuetudine popolare millenaria che permetteva ai genitori di togliersi sbrigativamente dall’imbarazzo alla insistente domanda dei più piccoli:

- Ma come nascono i bambini?
Per fortuna, il cavolo resiste ancora nella comunicazione di tutti i giorni. Lo troviamo nel linguaggio comune dare sostanza, colore e peso a quello che diciamo.
Alla domanda: come nascono i bambini? Casalinghe, operai ma anche scienziati, colti, letterati, professori, universitari adesso potrebbero risponderti in maniera poco erudita:
- Ma che cavolo vuoi? Fatti i cavoli tuoi! Testa di cavolo, col cavolo che te lo dico! E poi se te lo dicessi, non capiresti un cavolo!
Il discorso, come ben si evince, può facilmente degenerare, prendere una piega non prevista. E poi sarebbero cavoli duri salvare capre e cavoli!
Quando siamo stressati, superimpegnati, nervosi, depressi, potremmo utilizzare argomentazioni che in un discorso lineare c’entrano come i cavoli a merenda! Comunque, meglio dire genericamente:
- Che cavolo vuoi? Fatti i cavoli tuoi!
Che essere precisi e dire:
- Ma che cavolino di Bruxelles vuoi? Fatti i broccoletti tuoi! E che verza!

Iliubo

(© materiale originale, se adoperato al di fuori da questo blog riportare la dicitura: "autore iliubo - tratto da: www.iliubo.blogspot.com”)

Nell’immagine in alto, parte di una fotografia scattata dalla fotografa londinese Samantha Capitano, dal titolo emblematico: Cavoli!

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