venerdì 9 gennaio 2015

Elezione del Presidente della Repubblica su Facebook con i "mi piace"


Il valore delle persone, delle loro azioni, delle loro opere, delle loro potenzialità, si misura ormai col numero dei "mi piace" su Facebook, dei retweet su Twitter e delle visualizzaIoni su YouTube. Si è innescata una sorta di mitizzazione e dipendenza. Dipendi dal cliccamento. Se ti cliccano vali qualcosa. Senza cliccamento non vali niente. Sei pari a zero. E ti devi ritirare. La tua bella faccia deve sparire dalla faccia della terra e dare così spazio alle altre facce più piacione . Non hai neanche il diritto di recriminare. 
Muto. Devi stare muto. Che ci fai più bella figura. 

Distinguiamo per non fare di tutto un cliccamento uno sfascio. C'è cliccamento e cliccamento, però. C'è il cliccamento sano, spontaneo, che viene dal cuore, non condizionato. E c'è anche il cliccamento di altro genere che sta prendendo piede e dita delle mani. 


Di questi tempi moderni, di socialità iper sviluppata, con i "mi piace", i retweet e le visualizzazioni vinci premi, vinci concorsi, vinci contratti. Si arriverà a vincere pure assunzioni, appalti e, perché no, anche l'elezione in parlamento, l'elezione a primo ministro o l'elezione diretta alla massima carica dello Stato. Superando il quorum stabilito dalla legge dei mi piace, possiamo salire al Quirinale e esercitare le funzioni del presidente della Repubblica. 

Il mi piace legittima. L'elezione 3 punto zero si potrebbe estendere anche per il futuro Papa. Ma c'è tempo. E poi ci sarebbe da connettere il sistema dei mi piace e delle visualizzazioni all'antico meccanismo del fumo.  

Ai mi piace (o ai "a me mi piace") ricorrono sempre di più organismi, enti, società ecc. di rilievo nazionale e popolare. 
Chi non si adegua alle nuove unità di misura, ai nuovi criteri oggettivi di valutazione, ai nuovi insindacabili requisiti di selezione, è perduto. 
Ed è giusto così. Bisogna seguire il trend. È fondamentale andare nella direzione dove vanno tutti in trend. Saliamo allora su questo trend. 
Basta un collegamento a Facebook, a Twitter, a YouTube ed è fatta. Non ci vuole arte né parte. Facile e di insignificante costo per la connessione (se hai un collegamento a un wi-fi di altri è gratis). Non devi compiere sforzi. Puoi scegliere chi vuoi. A occhi chiusi, turandoti il naso se ne hai uno (due se ne hai due). Non importa la qualità. Non importano le capacità. Non importa l'estetica. Non importa la profondità. I mi piace, così come il dilagato televoto, esprime la genuina voce del popolo sovrano.  

Vi voglio confidare un segreto. Mi raccomando: che rimanga tale! Se volete fare bella figura c'è un modo semplice semplice, anche se costa un po' di fatica alle dita della mano e alle sinapsi del cervello. Inviate agli amici e conoscenti o comunque ai vostri contatti un messaggio privato e pregateli e ripregateli ("Ti prego! Ti prego!") di mettere un bel mi piace a vostra sorella di ottant'anni che si presenta come Miss Bellezza in Divenire, un mi piace a vostro fratello rimandato dieci volte in seconda elementare che ha inviato un componimento lirico a un concorso universitario di poesie, a vostra cognata che partecipa al ripescaggio in un concorso canoro in quanto rischia di essere buttata fuori perché quando ha aperto bocca sono caduti morti a terra gli uccelli del cielo

Si può. Con la forza dei social, si può. Si può anche seguire un processo penale o civile da casa e condannare o assolvere il sospettato, l'indiziato, l'imputato. Possiamo anche condannare l'innocente e assolvere il colpevole. 
Si può. 

APPELLO FINALE 

Mi rivolgo a te singolo, adesso. Proprio a te, che stai leggendo queste ultimissime righe contribuendo ad aumentare il numero di visualizzazioni di questo mio personale blog: vota e fai votare! Non costa niente e un mi piace non si nega a nessuno. Specialmente agli amici bisognosi e vincenti

Raimondo Moncada  

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